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dai GIORNALI di OGGINapolitano, segnali di aggravamento della crisi 2009-03-07 |
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito http://www.repubblica.it/2009-03-7 Il presidente della Repubblica: "Non vedo segni di allentamento" Il ministro delle Riforme: "Se non danno soldi alle aziende è inutile dar loro risorse" Napolitano: "La crisi si aggrava" Da Bossi attacco alle banche Tremonti: "Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato.." Franceschini: "Stop ai licenziamenti dei precari della Pa" Napolitano: "La crisi si aggrava" Da Bossi attacco alle banche Umberto Bossi ROMA - "Allentamento? Direi aggravamento". Giorgio Napolitano definisce così l'attuale momento di crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. Toni diversi da quelli usati da Silvio Berlusconi che, da tempo, continua a minimizzare gli effetti della crisi. E sul tema fa sentire la sua voce anche Umberto Bossi. Che avverte: "Gli aiuti che il governo darà alle banche dovranno servire per sostenere le imprese. Abbiamo dato i soldi alle banche non per loro ma perchè li diano alle imprese, se non li danno allora è inutile aiutarle". Bossi aggiunge di concordare con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti su un meccanismo di monitoraggio del credito affidato alle prefetture: "Serve un sistema di controllo legato al governo" spiega. Sulla nazionalizzazione delle banche, Bossi si dice "daccordo, se nazionalizzazione vuol dire dare o ridare quello che è stato preso prima. Avevamo le Casse di risparmio che erano grandi banche e poi sono state svuotate dalla caduta della Dc e dei socialisti, che hanno creato le Fondazioni. Il sistema produttivo era sostenuto dalle grandi Casse di risparmio ed è saltato tutto". Nell'affondo contro il sistema bancario, Bossi si trova al fianco anche Tremonti ammonisce: "Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato, noi dobbiamo salvare le famiglie, il lavoro, le imprese. Troppe volte nelle banche si è pensato di più al bonus che al pater familias, e pensare che c'è stata una fase in cui si era detto che i bonus dovevano essere detassati ...". Parole che il ministro accompagna al richiamo dell'articolo 47 della Costituzione: "Dobbiamo tutelare il risparmio, ma anche controllare l'esercizio del credito". Poi tocca agli ammortizzatori sociali. Il ministro dell'Economia rivendica di aver erogato la giusta quantità di finanziamenti. E se non bastano? "Troveremo altri soldi". Le parole del governo, però, non convincono l'opposizione. Con il segretario del Pd Dario Franceschini che ribadisce la necessita' di prevedere un assegno per i lavoratori precari che se licenziati non hanno accesso alla cassa integrazione e chiede al governo una moratoria dei 100 mila licenziamenti di lavoratori precari nella pubblica amministrazione. "Proponiamo al governo una moratoria di un anno - dice Franceschini-, quindi per la durata della crisi, bloccando i provvedimenti che porteranno, se non corretti, al licenziamento di 60 mila lavoratori del pubblico impiego e circa 40 mila della scuola". Una richiesta a cui si associano il segretario della Cgil Guglielmo Epifani e quello della Cisl, Raffaele Bonanni. Mentre il ministro della Difesa Ignazio La Russa taglia corto: "L'assegno? Se ci fossero i soldi li darei a tutti. Ma non ci sono". (7 marzo 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito http://www.unita.it2009-03-07
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito http://www.ilsole24ore.com2009-03-07 Napolitano, segnali di aggravamento della crisi 7 marzo 2009 Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolge il suo indirizzo di saluto in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale della Donna (ANSA) Articoli Correlati - versione beta Il Capo dello Stato premianove donne eccellenti Napolitano: "Sì a una revisione bipartisan di specifiche norme della Costituzione"
La crisi finanziaria ed economica globale "dà segni piuttosto di ulteriore aggravamento che non di allentamento". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspicando maggiore attenzione sul tema dell'occupazione femminile nel corso della cerimonia per l'8 marzo al Quirinale. Costituzione "Il quadro di riferimento generale per portare avanti la causa delle donne in tutti i suoi aspetti resta, più che mai, la nostra Costituzione", è il monito del presidente della Repubblica, secondo cui i valori più preziosi per le donne sono "il prodotto di un lungo processo di trasformazione della società", ma "è con la Costituzione che quei valori si sono fatti principi. E diritti". "Principi - sottolinea Napolitano nel corso delle celebrazioni dell'8 marzo al Quirinale - cui ispirare la legislazione, la giurisprudenza, i comportamenti effettivi di molteplici soggetti pubblici e privati". Per il Capo dello Stato, "la democrazia si consolida, si pone al riparo da ogni rischio, si sviluppa com'è necessario, se si rafforzano il ruolo e il contributo delle donne attraverso il più conseguente rispetti e svolgimento dei principi e dei diritti sanciti dalla Costituzione. Principi e diritti - sottolinea Napolitano - che fanno della nostra Carta una Costituzione vitale, di assoluta validità in tutta la sua prima parte, anche perchè aperta al nuovo, proiettata verso il futuro". Una Costituzione, conclude la prima carica dello Stato "da richiamare non per qualche omaggio formale ma per un convinto ancoraggio al suo dettato e al suo spirito. Insomma, una Costituzione da far vivere: anche con il decisivo impulso delle donne italiane". Violenza sulle donne La violenza sulle donne è un 'infamia e non fa differenza se avviene a opera di italiani o di stranieri, ha poi aggiunto Napolitano intervenendo anche sugli episodi di violenza degli ultimi tempi. Nel panorama dell'8 marzo fatto di luci e ombre, ha sottolineato Napolitano, "non può ignorare l'ombra più pesante di tutte, la vergogna e l'infamia delle violenze contro le donne, degli stupri, e di tutte le forme di molestia, di vessazione, di persecuzione nei confronti delle donne. Nel mondo e in Italia: in una parte del mondo in modi orribili, barbarici; in Italia verso donne italiane o straniere non fa differenza, a opera di stranieri o di italiani - ha ammonito il capo dello Stato - non fa differenza". 7 marzo 2009
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